Into the wild

 

Ieri mi sono perso completamente nel guardare questo bellissimo film, Into the Wild (diretto da Sean Penn, e magistralmente interpretato dal giovane attore Emile Hirsch, che per interpretare la parte al meglio è arrivato a pesare soli 52 kg.). Ricordo che, quando uscì nelle sale rimasi affascinato dal trailer, ma per un motivo o per l’altro non l’ho mai visto fino a ieri sera.  

Consiglio:

Se anche voi non lo conoscevate, datemi retta e fatevi un favore: guardatelo.

La storia:

Il film racconta la storia vera di Christopher McCandless, un giovane benestante che, subito dopo la laurea in scienze sociali all’Università Emory nel 1990, a soli 23 anni, dona i suoi risparmi all’Oxfam e abbandona amici e famiglia per sfuggire a una società consumista e capitalista in cui non riesce più a vivere. La sua inquietudine, in parte dovuta al pessimo rapporto con la famiglia e in parte alle letture di autori anticonformisti come Thoreau e London, lo porta a viaggiare per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, con lo pseudonimo Alexander Supertramp.

Durante il suo lungo viaggio verso l’Alaska incontrerà sulla sua strada diversi personaggi: una coppia hippie (di nome Jan e Bob Burres), Wayne Westerberg, un giovane trebbiatore del South Dakota, una giovane cantautrice hippie ed un anziano veterano chiuso nei suoi ricordi, a cui cambierà la vita con il suo messaggio di libertà e amore fraterno e dai quali riceverà la formazione necessaria per affrontare le immense terre dell’Alaska. Qui trova la natura selvaggia ed incontaminata che, con il passare del tempo, gli fa comprendere che la felicità non è nelle cose materiali che circondano l’uomo o nelle esperienze intese come eventi indipendenti e fini a sé stessi, ma nella piena condivisione e nell’incontro incondizionato con l’altro.

A conferma di questo Christopher, poco tempo prima di morire, scriverà su uno dei libri che era solito leggere “Happiness only real when shared”: la felicità è autentica solo se condivisa.

Trascorse gli ultimi 112 giorni della sua vita nei boschi dell’Alaska, nel parco nazionale di Denali, avendo come unico rifugio un vecchio autobus abbandonato, da lui rinominato Magic Bus (che è attualmente meta di pellegrinaggio da parte di coloro che sono rimasti affascinati dalla sua storia). Per un certo periodo, Chris riuscì a sopravvivere con l’ausilio di pochi strumenti: un fucile Remington calibro 22, una sacca di riso, un libro sulle piante commestibili del luogo, ed altri semplici oggetti da campo. Fu ritrovato morto dentro l’autobus nell’agosto del 1992 da due cacciatori, i quali scoprirono il corpo a due settimane dal decesso.

Ufficialmente è morto di fame (al momento del ritrovamento il cadavere pesava circa 30 kg), ma altre possibili cause sono il freddo, l’aver ingerito accidentalmente alcune piante velenose. Nel vecchio autobus, accanto al cadavere, furono ritrovati numerosi appunti da lui scritti, una macchina fotografica con cui aveva effettuato degli autoscatti, una borraccia di plastica verde, alcune pastiglie per purificare l’acqua, un paio di pantaloni imbottiti, guantoni di lana, una bottiglia di repellente degli insetti, un cilindro consumato di Chap Stick, una scatola di fiammiferi, un paio di stivali in plastica marrone e alcuni libri.

Un film bellissimo e intenso, che fa pensare (cosa di cui, sempre più, oggi come non mai, c’è bisogno. Specialmente in Italia).

Tra le sue frasi ritrovate, ve ne lascio due:

  « Se vuoi qualcosa nella vita, allunga la mano e prendila… »
 
(Christopher McCandless)
  « Ho vissuto una vita felice, e ringrazio il Signore. Addio, e possa Dio benedirvi tutti. »
 
(Scritta lasciata da McCandless all’interno del Magic Bus.)

One thought on “Into the wild

  1. Conosco la storia, mi ricorda un pò il Richiamo della Foresta. E a dire la verità questa voce che chiama ad andare lontano, comincia a farsi sentire sempre più spesso.

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