La rinata

Nel mio primo romanzo edito, c’è un personaggio che sembra aver messo d’accordo tutti i lettori, ma proprio tutti.

Parlo della Predicatrice.

Nata come un personaggio marginale, questa figura ha preso corpo quando decisi (quasi per caso) di far leggere nel romanzo Il Fuoco della Fenice alcune pagine di un diario stese di pugno dalla misteriosa entità nota come Predicatrice. Scrivendo quelle pagine, mi ero reso conto che, per certi versi, la Predicatrice superava Twil e Alcor, ma perchè? Me lo domando ancora, anche se ora credo di saperlo. Forse, perchè anch’io come lei ho guardato l’abisso, sono stato presso le sorgenti del mare, e ho compreso i silenzi del vento. Insomma, ci conosciamo bene. Quando ancora pensavo di scriverne un seguito (no, non esiste proprio!) ho scritto questo che, me ne sono accorto solo 5 minuti fa, può essere considerato un raccontino breve ambientato nel Mondo del Fuoco della Fenice.

Lo lascio qui come augurio a tutti di buon 2010. 

 

La rinata
 
 
 
 
«Hai mai attraversato l’abisso?
Sei mai stato presso le sorgenti del mare?
Comprenderesti i silenzi del vento?»
 
«Se sì, dimmelo…
…perché così avrei qualcuno con cui parlare.»  
 
 
La sabbia bruciava, ma era una sensazione piacevole dopo tanto freddo. Il sole a picco su di lei non le dava pensiero e nemmeno il deserto sconfinato, di un rosso abbagliante. Aveva passato di peggio. Aveva attraversato l’abisso, aveva valicato le sorgenti del mare e ascoltato i silenzi del vento.
Ora poteva ben permettersi il caldo del sole e il brusio del deserto.
Per un istante, la bambina si guardò attorno con aria smarrita. Se qualcuno l’avesse vista nel bel mezzo del nulla, a miglia e miglia da un qualsiasi centro abitato, baraccopoli o costruzione, si sarebbe spaventato a morte.
 Cosa ci faceva una bimba, che doveva avere sì e no cinque anni, nel bel mezzo del vuoto più assoluto?
Se lo domandava anche lei. Non aveva mai visto quel luogo prima di allora. Come ci fosse arrivata era un altro mistero: uno fra i tanti della sua vita. Non aveva fretta di svelarlo, tutto a suo tempo.
Per il momento le bastò capire di essere viva, e quel pensiero le permise d’incurvare le labbra sottili in un debole sorriso.
Con uno sforzo notevole cercò di mettersi in piedi puntellandosi sulle piccole gambette tozze, ma non fu semplice. L’equilibrio era ancora precario e ben presto si ritrovò gambe all’aria, seduta in cima a quella duna dove si era risvegliata.
Non ricordava fosse tanto difficile camminare, forse ne aveva perso la memoria troppo a lungo. Con occhietti vispi, per nulla turbati dalla strana situazione, vagò con lo sguardo per le profondità del Deserto Meridionale.
Non poteva trovarsi lì per caso.
Poi, come se qualcosa dentro di lei si fosse destato da un lungo sonno, ricordò un particolare della sua vita.
Solo un bagliore nel buio, ma tanto bastò perché la bimba si sollevasse in piedi con maggior sicurezza e, passo dopo passo, prima con fare insicuro e poi sempre più rapidamente, si incamminasse fra le dune.
Aveva appena ricordato il suo nome.
 
*
 
Era figlia delle fiamme.
Era nata da un grembo di cenere.
Era la Non-Bruciata.
Mirage.
Così si chiamava un tempo.
Occhi rossi venati d’oro si spostarono per il deserto, poi sorrise. La Predicatrice era appena rinata.

Ciao,
L.

6 thoughts on “La rinata

  1. barvo Luca!
    Il racconto mi è piaciuto, Mirage era davvero un personaggio fantastico.
    ogni tanto mi vado a rileggere qualche pagina del libro, mi piaceva anche molto come descrivevi la grande metropoli. Era proprio ‘percepibile’ non so spiegarmi meglio, scusa.
    ciao
    Iri

  2. mi sa che prima o poi dovrò leggere pure il tuo libro 😉

    ma sbaglio o in alcune frasi sento il rpofumo meraviglioso di Ursula Le Guin? 

    ciao
    gianrico

  3. @ Iri, grazie mille.  Mirage mi è molto cara, chissà che non torni in altre vesti. Mi fa piacere che ti sia piaciuta anche qui.

    @ Gianrico, non hai ancora letto il mio primo romanzo? Ah! Vendetta, terribile vendetta!!!

    Guarda ho letto la Le Guin, e l’unico romanzo suo che mi ha fatto impazzire davvero (e con questo intendo addirittura commuovermi) è stato I Doni. Negli altri l’ho trovata troppo verbosa. Non credo sia una delle mie basi per il genere, però può essermi rimasto qualcosa di suo, chissà.  

    Ciao,
    L.

  4. rimedierò Luca rimedierò è il tempo che fugge via impietoso. Non sono ancora riuscito a leggere l’ultimo di Licia e ce l’ho qui accanto.

    gianrico

  5. @ Gian, eh eh, vai tranquillo, ti capisco bene… il tempo è sempre quello che è. 😉

    @ Pia, grazie mille a te!

    L’ho messo qui perché venisse letto, sopratutto da chi già conosce il finale del Fuoco della Fenice. Mi fa piacere se piace. 😉

    L.

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