Questioni di carattere

Alla vigilia della catastrofe pensavo a ben altro: lavoravo al romanzo che chiamo il-mio-bambino. Un romanzo molto corposo e molto impegnativo che in questi anni non ho mai abbandonato, che al massimo ho lasciato dormire qualche mese per curarmi in ospedale o per condurre negli archivi e nelle biblioteche le ricerche su cui è costruito. Un bambino molto difficile, molto esigente, la cui gravidanza è durata gran parte della mia vita d’adulta, il cui parto è incominciato grazie alla malattia che mi ucciderà, e il cui primo vagito si udrà non so quando. Forse quando sarò morta. (Perché no? Le opere postume hanno lo squisito vantaggio di risparmiarti le scemenze o le perfidie di coloro che senza saper scrivere e neanche concepire un romanzo pretendono di giudicare anzi bistrattare chi lo concepisce e lo scrive).

 

Da La Rabbia e L’Orgoglio, della Fallaci. Vi dirò, spesso e volentieri non sono d’accordo con quanto dice la Fallaci (non per questo mi scandalizzo, o cerco di demonizzarne la figura come alcuni). Ha fatto negli anni, sopratutto gli ultimi, una serie di esternazioni che trovo  immotivate, irrispettose e poco profonde. Ma a volte, come qui sopra, mi trova d’accordo. Mi riferisco alla parte fra parentesi (e che io ho messo in grassetto).  Quante ne ho lette a giro, uuuh.

Purtroppo non c’è verso. Ho letto da qualche parte che questo deriva dalla “mania del blog”. Col proliferare del parere incontrollato, esplode il critico sopito che è in noi, lo Sgarbi irragionevole, il furioso e a volte invidioso mollusco che vorrebbe ma non può.  Sì, questa volta concordo con la Fallaci. Per il resto, mi affascina, mi piace la sua grinta (resto sempre colpito dalle persone di carattere. Ma attenzione: persone che davvero dimostrano di essere di carattere, non stupidi blogger che si nascondono dietro uno pseudonimo senza metterci la faccia). Resta che, se devo specchiarmi in qualcuno, mi sento più vicino alle opere di un Terzani. Provate a leggere La Fine è il mio Inizio, se vi capita e ne avete voglia. Mi direte.

L.

5 thoughts on “Questioni di carattere

  1. Della Fallacci non ho mai letto nulla. Muoio dalla voglia di farlo e allo stesso tempo non ne ho la minima intenzione. La Fallacci non la amavo molto… comunque, prima o poi, leggerò di sicuro.

    Mi trovi super d’accordo con l’affermazione in grassetto. Io credo che le critiche facciano sempre bene e che debbano essere fatte, ma credo anche che ci sia modo e modo e spesso, in internet, ma anche fuori dalla rete, secondo me, si tende ad esprimersi con prepotenza, a credere di essere gli unici depositari della verità assoluta. Io non lo sopporto.

  2. Sai, mio fratello (il più grande) leggeva la Fallaci. Però non so quale fosse la sua opinione sui punti di vista della Orianna: quando lui leggeva libri “impegnati”, io ancora non avevo letto neppure dragon ball…
    Mio fratello non c’è più ormai da 14 anni, e io ho tutti i suoi libri (tra cui ‘Se il sole muore’). Forse, un giorno, risucirò a leggerlo…

  3. Mi dispiace che tuo fratello non ci sia più, Alfredo, davvero. La Fallaci è carattere e passione allo stato puro. E’ un livido, che se lo tocchi fa male. E ti posso dire che circa i suoi saggi non sono molto d’accordo con le tesi esposte, me nei romanzi è davvero molto incisiva.
    L.

  4. Qualche annetto fa (diciamo una decina e più…), ho letto le prime pagine de ‘Se il sole muore’. Quello che mi ricordo è l’inizio di un libro di fantascienza o quasi… Ma è possibile o sto delirando?

  5. Questa passione allo stato puro è da ammirare, certo, ma mi frena anche, perché so che probabilmente proverei nervoso per tutta la lettura… boh…

Rispondi